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GIORGIO NISINI
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La lottatrice di sumo
Fazi, 2015, pp. 300

Giovanni Cadorna è un fisico alla soglia dei cinquant’anni. Dopo il successo raggiunto con un libro scettico sulla possibilità della vita oltre la morte, inizia a dubitare delle proprie certezze in seguito al ritrovamento di un dipinto che lo costringe a fare i conti con il passato e il ricordo di una donna, morta tragicamente trent’anni prima. Decisivo, all’interno di un intreccio costantemente in bilico tra ossessione e raziocinio, ragione e occulto, risulterà l’incontro con Olga, figlia dell’artista esoterico presunto autore dell’opera, che, insieme ad altre figure femminili cariche di significato, darà vigore a una storia fino allo scioglimento della vicenda personale e familiare del protagonista come del mistero legato al quadro. Con una cura formale di rara evidenza e una lingua densa di risvolti emotivi, l’autore affronta qui un tema delicato come quello della comunicazione con l’aldilà nonché argomenti universali come la libertà individuale, il desiderio di paternità e l’amor filiale.

Dopo i primi due libri incentrati sul dubbio, Giorgio Nisini torna a parlare di incertezza confermandosi uno degli scrittori più originali e visionari della narrativa italiana di oggi. La sua scrittura avvolgente e al contempo cristallina conferisce alla narrazione un tono dai contorni metafisici mettendo in scena, con La lottatrice di sumo, la tormentata storia d’amore di un Orfeo moderno.


 
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