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GIORGIO NISINI
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SELEZIONE PREMIO STREGA


La città di Adamo
Fazi, 2011, pp. 300

Marcello Vinciguerra è un imprenditore agricolo di successo. La sua azienda, ereditata dal padre, è una tra le più importanti d’Italia. Ha una bella moglie, Ludovica, donna sofisticata e complessa, proprietaria di un negozio di arredamento e amante del lusso e del design, vive in una bella casa, conduce una vita – almeno in apparenza – piena di sicurezze. Una sera, però, un servizio televisivo dedicato a un potente boss della camorra fa riaffiorare nella sua memoria un ricordo dell’infanzia. E con il ricordo il dubbio. Quel boss era lo stesso uomo che lui e suo padre incontrarono, tanti anni prima, in mezzo a strani edifici a forma di cilindro? Chi era davvero suo padre? E quale ombra si nasconde nel passato della sua famiglia? L’inquieto affollarsi di queste domande spingono Marcello a una ricerca ossessiva della verità, che in una crescente spirale di avvenimenti – tra cui la scoperta di una misteriosa fotografia risalente ai primi anni Cinquanta e un breve viaggio in un’immaginaria cittadella camorrista – lo porterà a scontrarsi con un mondo inafferrabile e ambiguo, in cui tutti possono essere onesti o collusi, corrotti o corruttori.

Dopo La demolizione del Mammut, vincitore nel 2010 del Premio Corrado Alvaro Opera Prima, finalista al Premio Tondelli 2009, Giorgio Nisini esce con il nuovo e atteso romanzo, un “giallo morale e esistenziale” (Massimo Onofri), che si propone, grazie alla messa in scena di un conflitto all’apparenza insanabile tra dato razionale e intuitivo, come punto di partenza per un “realismo metafisico” italiano. Una storia sui limiti della conoscenza, sulla difficoltà di separare il bene dal male. La città di Adamo è il romanzo che Fazi Editore candida alla 65° edizione del Premio Strega.


CRITICA

La capacità di Nisini – la sua rilevante bravura – è quella di condurre il lettore, e il suo protagonista, sul terreno paludoso del dubbio, senza rivelare ma solo suggerendo ipotesi (Sergio Pent, TTL - La Stampa, 19 febbraio 2011)

Come i suoi argomenti, così la scrittura, plastica, dalla ritmazione lunga e molto curata, senza cadute di gusto, dotata di naturalezza frutto dell’ingegno nei dialoghi, ricorda una degnissima tradizione passata, quella dei romanzi morali e psicologici (Giovanni Pacchiano, Sole 24 Ore, 17 aprile 2011)

Un giallo morale ed esistenziale con implicazioni di filosofia della vita (Massimo Onofri, Avvenire, 26 marzo 2011)

Una discesa nel Maelström che raccoglie le pagine migliori di un libro scritto con grande impegno (Giuseppe Leonelli, Repubblica, 5 febbraio 2011)

Le atmosfere delicate dei suoi paesaggi collinari, certi tramonti e certi silenzi, offrono a Nisini la cornice entro cui far maturare la storia di una dolorosa ossessione che dalla terra parte per ritornare, purificata, alla terra (Giuseppe Di Stefano, Corriere della Sera Roma, 14 giugno 2011)

Una strategia narrativa sorprendente […] dalla letteratura del Novecento Nisini ha appreso il gusto per gli enigmi divaricati e moltiplicati come su quinte (Fabrizio Ottaviani, Il Giornale, 3 febbraio 2011)

Un’ossessiva ricerca della verità, che lo spinge in un mondo ambiguo, in cui si perdono i confini tra onesti e disonesti, tra corrotti e corruttori (Valeria Parrella, Grazia, 3 gennaio 2011)

Nisini si conferma un narratore maturo, che in futuro siamo certi, dovremo seguire con molta attenzione (Roberto Carnero, L’Unità, 20 febbraio 2011)




 
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